mercoledì 10 luglio 2013

C'era una volta il Surfcasting...

Un'uscita con Gianni, era nell'aria da un po', per impegni vari abbiamo dovuto rinunciare ad alcune occasioni ghiotte, dove sono usciti carnieri da sogno, ma questa per noi non è la cosa più importante, non quanto l'occasione di passare una giornata speciale con un maestro di pesca, ma soprattutto di vita.
Mercoledì 7 novembre riusciamo finalmente a far coincidere tutto, alle 14 e 30 siamo a casa di Gianni, un caloroso saluto, si carica e si parte.
Nel viaggio si scherza, si parla di pesca, si azzarda qualche previsione su cosa potremmo trovarci davanti una volta arrivati a destinazione.
Ascoltare Gianni è qualcosa di magico, anche i suoi silenzi parlano, come se fossero pause di una sinfonia che ti trascina verso tempi lontani, nel suo volto solchi scavati dalla salsedine, un volto modellato da migliaia di ore passate in mezzo alle intemperie, come antichi graniti levigati dalle onde, occhi dove è ancora riflesso il colore del mare, occhi che hanno stampati il quadro di imprese indimenticabili e che ancora vogliono vedere lontano, insaziabii di emozioni, di albe e di tramonti, di viaggi verso mete infinite, occhi da i quali ancora trasuda l'entusiasmo e la passione di un adolescente.
Un viaggio di un'ora che sembra essere durato pochi minuti, siamo prossimi alla meta, ma prima tappa obbligatoria alla vedetta, dal quale si ammira l'immensità di un paesaggio quasi surreale nella sua imponente monumentalità.




 Qualcosa mi dice che non sarà una passeggiata, ma essere lì con la leggenda, nella leggenda è qualcosa che supera qualsiasi velleità aulietica, questo è il surf, fatto di silenzi, di umiltà, di fatica, ma soprattutto di cuore, un cuore che sa battere così forte che quasi il rumore supera il boato delle onde.




Il campo è montato, davanti a noi un enorme canalone ospiterà comodamente tutti e 3, si parte subito con 200 a cono, sembrano reggere, a stento, ma reggono, la primaria ancora prevale, gamberi, bibi da coffa, e seppia, (i granchi li sfodereremo se il mare scenderà) ruotano sui Long Arm 0,40-0,45 su attacco alto e ami beack del 2 che pian piano diventeranno degli short.
Intanto dall'accampamento vicino, Luigi, un amico di Giovanni, ci comunica la cattura di un'orata intorno al chilo, una buona notizia, ma non è il caso di illudersi, il pesce andrà sudato sino alla fine, questo è certo.

Si combatte, Daniele spiaggia un saraghetto che torna libero a sguazzare tra i marosi, il vento è in rotazione, più tardi dovremmo trovarlo alle spalle, ma stenta a ruotare completamente e si trattiene grecale, il mare si equilibria e la secondaria irrompe, una laterale potente come un fiume in piena travolge i coni da 200 che viaggiano inermi in balia della corrente, l'azione di pesca diventa stentosa, ci limita a lavorare con una sola canna, Gianni risolve con un cono da 300 che se non altro gli permette uno scarroccio più gestibile, la scelta paga, un sarago ha deciso di cedere al richiamo di un doppio gambero su short alto.
Per cavare qualche pesce è necessario preservare il complesso pescante, anche pochi minuti possono fare la differenza, a nulla vale il tentativo di effettuare qualche spostamento, inoltre un ospite indesiderato decide di farci compagnia piazzandosi a due passi dalle nostre canne sulla nostra destra, unico punto in cui si sarebbe riuscito ad allungare l'azione di pesca forse grazie all'effetto deviante dato dalle rovine di un antico molo in pietra che creavano un piccolo specchio leggermente più riparato dalla laterale che proveniva proprio da quella direzione.
Ogni minuto in pesca in queste condizioni può voler dire pesce e questo Giovanni lo sa molto bene, quei pochi pesci sono stati fatti da lui ed è giusto sia così, vederlo all'opera per noi vale già quanto un carniere, per Gianni è arrivata l'ora del suo abituale riposino, mentre lui si concede rannicchiato sotto l'ombrellone all'abbraccio di Morfeo, noi continuiamo a tribolare, il mare intanto si regolarizza, i ritmi si fanno meno frenetici, Daniele spiaggia un altro saraghetto, ha ingoiato e per lui non ci sarà niente da fare; finalmente il mare respira, l'ospite indesiderato leva finalmente le tende e noi approfittiamo per spostarci nei pressi del molo, dove come previsto si sta agevolmente in pesca, tanto che riusciamo ad allegerire le zavorre da 200 a 150 grammi.
La presenza di minutaglia si è rilevata massiccia per tutto il tempo, e ora che il mare respira più che mai, i cambi esca si susseguono più frequentemente, Giovanni interrompe il suo riposino per fare un recupero e trova un altro sarago impiccato, sfatando così il detto "chi dorme non piglia pesci", lui li piglia pure quando dorme...






Slama, innesca e ritorna a sonnecchiare, alle 4:30 ,come da lui richiesto, gli diamo la sveglia, il viaggio è lungo e alle 7 monta a lavoro, ci confida poi che dopo il lavoro tornerà poi a pesca in un'altra spiaggia (indistruttibile)


I pesci sono stati pochi, le condizioni forse un po' avverse, ma le emozioni non sono mancate, questo report è un mezzo con il quale ho cercato di trasmetterle e condividerle, ma soprattutto ho voluto rendere omaggio ad un pescatore di altri tempi, non solo per le catture, ma anche per il suo immenso animo.

Nessun commento :

Posta un commento